Perché diciamo "essere al verde"? E "piantare in asso"?

Perché si dice così?
Qual è l'origine?
L'origine dei modi di dire più comuni in Italia
Perché si dice così?

La lingua italiana è ricca di frasi idiomatiche, il più delle volte intraducibili in altre lingue. Si tratta di modi di dire che molto spesso utilizziamo, senza neanche pensarci, nella nostra lingua quotidiana perché ne conosciamo esattamente il senso.

Qual è l'origine?

Ciò che, invece, resta quasi sempre un mistero riguarda l'origine di queste espressioni a volte così 'colorate' e incomprensibili. Un modo di dire, infatti, nella maggior parte dei casi presenta una forma non molto chiara, che però, nel corso degli anni (o addirittura dei secoli), ha assunto una certa autorevolezza nell'uso comune.

Foto di Sophie Janotta da Pixabay

L'origine dei modi di dire più comuni in Italia

Scopriamo insieme qual è l'origine dei modi di dire più comuni in Italia, tenendo conto che non si tratta di verità assolute, ma di teorie o supposizioni.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

"Essere al verde"

Per l'espressione "essere al verde" esistono al momento due versioni possibili sulla sua origine. La più comune ci riporta al XVI sec. a Firenze, durante le aste di materie preziose, atti in cui venivano utilizzate delle candele con una base di color verde. Una volta consumata l'intera candela, i partecipanti dovevano pagare i beni che si erano aggiudicati, rimanendo, quindi, senza denaro. Un'altra versione si riferisce al color verde di cui era fatta la parte interna dei portafogli, più facile da notare se questo era vuoto.

Foto di Andrew Khoroshavin da Pixabay

"A caval donato non si guarda in bocca"

È un modo di dire molto utilizzato per invitare a essere sempre grati di ciò che si riceve. Anticamente durante l'acquisto di un cavallo si guardava la sua dentatura per capire se era vecchio o giovane, ma non era molto rispettoso farlo se il cavallo era stato regalato.

Foto di Wim De graaf da Pixabay

"Toccare ferro"

Ancora oggi "toccare ferro" significa proteggersi contro la sfortuna, un'azione che veniva fatta anche in tempi più antichi, toccando più precisamente il "ferro" dei cavalli che veniva messo davanti le porte.

Foto di kalhh da Pixabay

"Avere la coda di paglia"

"Avere la coda di paglia" significa temere di riceve una critica su un proprio difetto o una colpa. La sua origine dovrebbe rifarsi a una fiaba di Esopo che racconta la storia di una volpe, che si vergognava per aver perso la sua coda in una trappola messa dagli umani. I suoi amici animali le costruirono allora una coda di paglia così bella che non sembrava neanche finta. Ma quando gli uomini del villaggio vennero a saperlo, decisero di circondare le loro case e i pollai con fuochi e falò. La volpe, conscia che la sua coda di paglia avrebbe preso fuoco, rinunciò ad avvicinarsi alle abitazioni (e ai polli)

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"Non avere voce in capitolo"

Altra espressione molto utilizzata è "Non avere voce in capitolo". Anche questo modo di dire ha origini molto antiche, risalenti al Medioevo, quando i monaci si riunivano in assemblee chiamate, appunto, 'Capitoli'. In queste riunioni non tutti potevano dare la loro opinione, come i novizi per esempio.

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"Legarsela al dito"

Con il modo di dire "legarsela al dito" si intende il non dimenticare di aver subito un torto, che in futuro dovrà vendicato. L'origine di questa espressione potrebbe rifarsi all'antica tradizione di legarsi piccole strisce di pergamena al dito contenti precetti religiosi per non dimenticarli.

Foto di Nicole da Pixabay

"L'abito non fa il monaco"

Durante il medioevo i monaci viaggiavano molto e, grazie alla loro posizione, riuscivano sempre a essere ospitati durante gli spostamenti. Alcuni disonesti ne approfittavano e per ricevere lo stesso trattamento si travestivano da monaci. Da qui il famoso e antico detto: "L'abito non fa il monaco".

Foto di Anja da Pixabay

"A bizzeffe"

L'espressione "a bizzeffe" viene utilizzata nella lingua italiana per indicare grandi quantità. Sembra che derivi dalla parola araba bizzaf che, a sua volta, significa molto.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

"Piantare in asso"

Per capire a fondo questo modo di dire bisogna rifarsi alla mitologia greca, più precisamente al mito di Teseo e il Minotauro. Teseo, infatti, una volta uscito dal labirinto, avrebbe abbandonato Arianna a Nasso, da qui l'espressione "piantare in asso". Quest'ultima parola ha perso la sua inziale con il passare degli anni.

Foto di Susanne Mumm da Pixabay

"Gettare la spugna"

Questo modo di dire è molto più recente e riprende il gesto fatto dagli allenatori o assitenti dei pugili per comunicare la resa, ovvero gettare la spugna a terra.

"Versare lacrime di coccodrillo"

Espressione utilizzata quando si piange per qualche malfatta commessa per cui però non si prova un vero pentimento. Anche i coccodrilli versano molte lacrime dopo aver divorato la loro preda, ma lo fanno per questioni di lubrificazione oculare, non per dispiacere.

Foto di Petr Ganaj da Pixabay

"Svegliarsi con la luna storta"

Anche questa una frase molto pronunciata ancora oggi, che dovrebbe risalire all'Ottocento. Sembra infatti che sia stata pronunciata da un uomo accusato di aver ucciso sua moglie, che si è giustificato dicendo che la povera donna era come 'impazzita' a causa delle diverse fasi lunari.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

"Tornare con le pive nel sacco"

L'origine di questo modo di dire riguarda le antiche battaglie in cui veniva suonata la piva, uno strumento a fiato, durante le avanzate contro i nemici. Se la piva restava nel sacco voleva dire che l'esercito aveva perso la battaglia.

Foto di Amber Clay da Pixabay

"È un altro paio di maniche"

Questa frase viene ripresa da uno dei romanzi della letteratura italiana più famosi, 'I promesi sposi' di Alessandro Manzoni. Le maniche all'epoca si potevano staccare e cambiare, da qui la frase "è un altro paio di maniche".

 

"Troppa grazia Sant'Antonio"

Questo modo di dire si usa quando si riceve qualcosa di smisurato rispetto a quanto richiesto con conseguenze non molto positive. All'origine di quest'espressione ci sarebbe una curiosa storia di un uomo che, dopo tanti sacrifici, era riuscito ad acquistare un cavallo, ma che non riusciva a montare perché aveva le gambe troppo corte. Dopo aver chiesto a Sant'Antonio di aiutarlo in questa sua impresa, riuscì a fare un grande salto, ma invece di montare in sella al cavallo, cadde dall'altro lato. Da qui le parole: "Troppa grazia Sant'Antonio".

Foto di Mensagens de Paz Brasil MPBr da Pixabay

"Avere un freddo cane"

Tra le diverse interpretazioni sull'origine di questo modo di dire quella più pertinenente riguarda la vecchia usanza di far dormire i cani fuori casa, anche con il freddo e il gelo. Ecco spiegata l'espressione: "Avere un freddo cane".

Foto di Claudia da Pixabay

"Papale papale"

Con l'espressione "Papale papale" ci si riferisce alla figura ecclesiastica con maggior autorità e considerata infallibile secondo i Dogmi della Chiesa, ovvero il Papa.

Foto di Annett_Klingner da Pixabay

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