Il Giappone prevede di schierare più di 1.000 missili in caso di tensioni con la Cina
Secondo il quotidiano locale Yomiuri Shimbun, il Giappone sta valutando la possibilità di schierare più di 1.000 missili da crociera a lungo raggio per aumentare la propria capacità di contrastare le crescenti minacce regionali della Cina.
Il Paese ha in programma di aggiornare i suoi missili antinave esistenti per estendere la loro gittata da 100 km a circa 1.000 km, che sarebbe sufficiente per raggiungere le aree costiere cinesi e la Corea del Nord.
Sarebbero inoltre necessari aggiornamenti per consentire alle navi e agli aerei giapponesi esistenti di sparare i nuovi missili, che potrebbero raggiungere obiettivi terrestri.
I missili verrebbero dispiegati nella regione sud-occidentale di Kyushu e nelle piccole isole che punteggiano le acque del Giappone sud-occidentale, vicino a Taiwan.
Secondo il giornale, il piano fa parte del tentativo del Giappone di colmare il divario di capacità missilistica con la Cina, affrontando al contempo le minacce della Corea del Nord.
L'esercito giapponese non è ufficialmente riconosciuto dalla costituzione postbellica del Paese e la spesa per la difesa è limitata al finanziamento di capacità difensive simboliche.
Le recenti tensioni geopolitiche, tra cui l'invasione russa dell'Ucraina e la posizione sempre più aggressiva della Cina nei confronti di Taiwan, hanno spinto il Giappone a rivalutare i suoi programmi di difesa.
Ma la questione ha preso slancio dopo che la Cina ha sparato per la prima volta cinque missili balistici nelle acque vicino alla prefettura di Okinawa all'inizio di questo mese, nel corso di massicce esercitazioni militari, che Pechino ha dichiarato essere una risposta alla visita del presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taiwan.
La Cina ritiene che la Taiwan democratica sia parte integrante del suo territorio e debba essere restituita al Paese, se necessario con la forza.
Tokyo ha condannato fermamente la mossa, che secondo gli esperti era probabilmente volta a dissuadere gli Stati Uniti e il Giappone dall'intervenire in una crisi che coinvolge Taiwan, governata democraticamente.
Ma i lanci hanno anche evidenziato il divario missilistico tra Stati Uniti e Cina. La Cina possiede circa 300 missili da crociera basati a terra e 1.900 missili balistici che potrebbero colpire il Giappone.
Gli Stati Uniti, vincolati fino al 2019 dal Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio, che vieta tutti i missili terrestri con gittata compresa tra 500 km e 5.500 km, attualmente non hanno tali armi nel loro arsenale, sebbene abbiano iniziato a sviluppare missili di questa gamma.
Inoltre, la Corea del Nord, dotata di armi nucleari, dispone di centinaia di missili balistici in grado di colpire il Giappone e i suoi recenti progressi, tra cui la dichiarazione di aver testato un'arma ipersonica progettata per eludere le difese, hanno sollevato preoccupazioni a Tokyo.
Sebbene il Giappone attualmente non possieda missili a lungo raggio, il governo sta attualmente discutendo l'acquisizione di una capacità di contrattacco che gli consentirebbe di colpire basi e centri di comando e di controllare il nemico.
I critici affermano che qualsiasi mossa per costruire una capacità di contrattacco si discosterebbe dall'interpretazione tradizionale della costituzione pacifista del Giappone e dalla politica esclusivamente orientata alla difesa del paese.
Il primo ministro Fumio Kishida, tuttavia, ha ripetutamente affermato che il Giappone "rafforzerà radicalmente le sue capacità di difesa entro cinque anni, senza escludere alcuna opzione, compreso il possesso di capacità di contrattacco".