Vaticano, mafia, servizi segreti: i lati oscuri e la 'verità negata' della sparizione di Emanuela Orlandi saranno finalmente svelati?

La verità negata
Gendarmeria e autorità della Giustizia della Santa Sede si incaricano dell'indagine
Perché proprio adesso?
Pietro Orlandi spera che non sia solo 'propaganda'
È un caso?
Le dichiarazioni di Gänswein
Dov'è la verità?
I messaggi su Whatsapp
La docuserie targata Netflix ha provato a fare chiarezza
Nuove interviste
Il Vaticano, la Mafia e i Servizi Segreti
Il proposito della serie
'Non importa quanto terrai nascosto un segreto: la verità prima o poi verrà fuori'
I fatti noti
L'ultimo contatto con la famiglia
Iniziano le indagini
Poco prima era scomparsa un'altra ragazza
L'Angelus del Papa
Sedici telefonate
Il nastro dell'Amerikano
I Lupi Grigi
La Stasi
1997: l'inchiesta viene archiviata
La Banda della Magliana
Un'altra telefonata anonima
Chi era 'Renatino' e chi era il Cardinal Poletti
Sant'Apollinare
Parlano i pentiti
Una questione di soldi
La pista dei servizi segreti
Maurizio Abbatino e la pista del denaro
L'Istituto Opere Religiose e Paul Marcinkus
2015: l'inchiesta viene archiviata di nuovo
L'incontro tra Pietro Orlandi e Ali Agca
Il Cardinale
Entra in scena il fotografo
Ricatti e vendette in Vaticano
La morte di Katty Skerl
Il dettaglio della maglietta
Le lettere degli anni Ottanta
Un altro mistero?
Le lettere del 2013
Le interpretazione del testo
Skerl e i bulgari dell'attentato di Papa Wojtyła
Pignatone ottiene l'archiviazione del fascicolo
Il controllo della Polizia
I dubbi di Giancarlo Capaldo
'Vittima di quel giro'
Dov'è la verità? La speranza di Pietro Orlandi
La giustizia vaticana
La verità negata

Dopo quasi 40 anni di indagini, di piste che hanno condotto agli alti palazzi vaticani e che hanno scosso gli uffici dei servizi segreti esteri e tirato in ballo la mafia, la notizia dell'apertura del fascicolo per omicidio e occultamento di c a d a vere da parte del Promotore della Giustizia della Santa Sede dà nuove speranze della famiglia Orlandi, ma apre anche la strada a molti interrogativi: si riuscirà finalmente a sapere cosa è successo davvero a Emanuela, la quindicenne romana scomparsa nel giugno del 1983?

Gendarmeria e autorità della Giustizia della Santa Sede si incaricano dell'indagine

È dell'inizio di gennaio 2023 la notizia secondo cui le autorità ecclesiastiche, coadiuvate dalla Gendarmeria, proveranno a risolvere l'intrigata trama legata alla scomparsa della giovane romana. Lo faranno attraverso una nuova indagine in cui si avvarranno dell'analisi delle precedenti inchieste e, soprattutto, di nuovi testimoni.

(Nella foto: Pietro Orlandi, fratello di Emanuela)

Perché proprio adesso?

Questa è la prima volta che in Vaticano si indaga ufficialmente sul caso. Nei quasi 40 anni che ci separano dal giorno del fatto, infatti, le autorità italiane si sono scontrate in più occasioni contro un netto "no" di risposta da parte della giustizia vaticana alle richieste di collaborazione. Ma perché proprio adesso?

Pietro Orlandi spera che non sia solo 'propaganda'

La speranza di Pietro, fratello di Emanuela (nella foto), che da anni si batte perché la verità venga alla luce, è che non si tratti di semplice "propaganda" e, come riporta Repubblica, che nel corso delle indagini si ascolti "una serie di persone che possono essere entrate direttamente in contatto con questa vicenda, a partire dall'ex segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone e l'ex segretario del Papa Emerito, monsignor Georg Gaenswein".

È un caso?

Viene da chiedersi: è un caso che il fascicolo della Santa Sede sia stato aperto proprio dopo le dichiarazioni di quest'ultimo, il segretario particolare di papa Benedetto XVI, Georg Gänswein, dopo la morte del papa emerito? O rientra tutto nella politica di trasparenza auspicata da Papa Francesco? Difficile saperlo.

Le dichiarazioni di Gänswein

Gänswein, in realtà, ha negato di essere a conoscenza di fatti rilevanti sul caso. Anzi, in un libro di memorie appena uscito, nega che sia mai esistito quel dossier di cui, invece, parla Pietro Orlandi: "Un dossier Emanuela esiste, lo stesso don Georg me lo confermò".

Dov'è la verità?

Dove sia la verità sembra difficilissimo da stabilire e le ipotesi sul caso della sparizione di Emanuela Orlandi sono numerose. E lo sono da tempo. Ma la trascrizione delle parole di Pietro Orlandi su Repubblica dà adito a nuovi interrogativi su cosa sia successo e, soprattutto, su chi in Vaticano fosse a conoscenza dei fatti.

I messaggi su Whatsapp

Il fratello di Emanuela, infatti, tra le altre cose tira in ballo messaggi Whatsapp scambiati nel 2014 tra due collaboratori di Papa Francesco in cui "si parla di Emanuela, di documenti su Emanuela, se ne parla come di un fatto grave, da risolvere, si chiamano in causa tombaroli e georadar e ci si chiede anche come si possono trovare i soldi per sostenere le spese", dice. La situazione, quindi, continua a essere tutt'altro che cristallina.

La docuserie targata Netflix ha provato a fare chiarezza

Nel 2022, strano a dirsi, a fare chiarezza su quello che, ad oggi, continua a essere uno dei più clamorosi casi irrisolti della giustizia italiana ci aveva provato anche Netflix con una docuserie, intitolata "The Vatican Girl".

Nuove interviste

Nel corso di 4 episodi, la serie si proponeva di mettere ordine nella fitta trama della vicenda della tristemente celebre sparizione della giovane cittadina vaticana, attraverso nuove interviste con la famiglia e, soprattutto, con testimonianze che non erano mai state rese prima.

Il Vaticano, la Mafia e i Servizi Segreti

Alla luce delle ultime vicende, che questo caso insoluto abbia attirato l'attenzione di un colosso dello streaming non è certo una cosa difficile da capire: già solo dagli ultimi fatti e dalle ultime dichiarazioni risulta abbastanza evidente come l'intera vicenda appaia quasi come la trama di un intricato e avvincente thriller.

Il proposito della serie

Il leit-motiv della docuserie sembrerebbe essere stato proprio questo: tentare di dissipare i quattro decenni di depistaggi, misteri, illazioni che hanno circondato questo triste avvenimento, con la speranza (forse) di aprire nuove strade per l'investigazione.

'Non importa quanto terrai nascosto un segreto: la verità prima o poi verrà fuori'

Andrea Purgatori (in foto), il giornalista che ha condotto la serie insieme a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, era convinto che ci fosse ancora la possibilità di fare luce su quanto successo quel giorno, perché, come gli sentiremo dire, "non importa quanto terrai nascosto un segreto: la verità prima o poi verrà fuori". L'avvio della nuova indagine della Santa Sede sembrerebbe confermarlo.

I fatti noti

In ogni caso, tra serie e nuove inchieste, i fatti accertati su cosa sia successo davvero ad Emanuela Orlandi, quarta dei 5 figli di un impiegato della Prefettura vaticana, sono davvero pochi. Erano circa le 19:00 del 22 giugno 1983 quando la giovane scomparve nel nulla, dopo una lezione di musica, senza lasciare tracce. Cosa sia successo poi, è un mistero. Proviamo, però, a ricostruire ciò che sappiamo.

A sinistra nella foto: Maria Orlandi, la madre di Emanuela, il giorno del 30º Anniversario della scomparsa

L'ultimo contatto con la famiglia

L'ultimo contatto con la famiglia è una telefonata con cui la ragazza avvisa del fatto che, probabilmente, sarebbe tornata tardi. Alla sorella accenna anche a un uomo che l'aveva avvicinata per proporle un lavoro: distribuire dei volantini per una marca di cosmetici durante una sfilata. Interpellata, l'azienda nega di averlo in programma. In ogni caso, quella sera Emanuela Orlandi non torna a casa.

Iniziano le indagini

Dopo le prime infruttuose ricerche della quindicenne, i familiari avvisano le forze dell'ordine e la macchina investigativa scatta immediatamente, mentre si susseguono gli appelli della famiglia e delle autorità. L'Italia è sotto shock.

Poco prima era scomparsa un'altra ragazza

In un primo momento gli inquirenti collegano la scomparsa di Emanuela a quella di Mirella Gregori, avvenuta  a maggio dello stesso anno sempre a Roma: le due ragazze avevano la stessa età ed entrambe sembravano essere sparite nel nulla. Non esistevano, però, altre similitudini e connessioni tra i due casi che avvalorassero il seguire una pista comune.

Nella foto: un murales dedicato alle due ragazze

L'Angelus del Papa

Il 3 luglio, durante l'Angelus, Papa Giovanni Paolo II si rivolge ai responsabili della scomparsa di Emanuela chiedendo loro di liberarla e confermando, di fatto, che dietro la sua scomparsa vi fosse un rapimento. È da quel momento che il mistero inizia a infittirsi e il Vaticano entra nell'equazione.

Sedici telefonate

Dal giorno dell'Angelus fino alla fine di luglio, la famiglia Orlandi riceve 16 telefonate da parte di un uomo dal marcato accento anglosassone, che sui giornali viene denominato “l’amerikano”: in cambio della liberazione della ragazza l'uomo chiede che venga scarcerato Ali Agca, il terrorista turco che due anni prima aveva attentato alla vita del Papa a San Pietro.

Il nastro dell'Amerikano

Grazie a una di queste telefonate si trova un nastro in cui è stata registrata la voce di una ragazza che chiede aiuto, ma, alla fine, la pista dell'"amerikano" porta a un nulla di fatto: non è mai stato dimostrato che quella voce appartenesse a Emanuela Orlandi.

I Lupi Grigi

Oltre all'"amerikano", anche i Lupi Grigi, l'organizzazione terroristica a cui apparteneva Ali Agca, rivendicano apertamente il rapimento di Emanuela Orlandi (e quello di Mirella Gregori) e anche loro chiedono la liberazione dell'attentatore turco. Neanche in questo caso, però, la pista trova conferme.

La Stasi

Anzi, dopo la caduta del muro di Berlino, un ex agente della Stasi rivela che i comunicati dei Lupi Grigi erano falsi: si sarebbe trattato di un escamotage per allontanare il sospetto della partecipazione dei servizi segreti dell'Europa dell'est nell'attentato contro il Pontefice.

1997: l'inchiesta viene archiviata

Negli anni si susseguono le segnalazioni della presenza della giovane ragazza in varie località, ma nessuna è attendibile e nel 1997 la prima inchiesta viene chiusa. La famiglia, però, non si arrende.

La Banda della Magliana

È a metà degli anni 2000 che entra in scena il collegamento del caso Orlandi con le attività della Banda della Magliana, l’organizzazione criminale di stampo mafioso che tra gli anni ’80 e ’90 teneva sotto scacco la Capitale.

Un'altra telefonata anonima

È un'altra telefonata, questa volta alla trasmissione "Chi l'ha visto?", ad aprire questa nuova pista: secondo l'uomo al telefono per capire cosa fosse successo alla Orlandi bisognava controllare chi fosse sepolto nella cripta della Basilica di Sant'Apollinare. E, come riporta "La Stampa", accenna anche a un  "favore che Renatino fece al cardinale Poletti".

Chi era 'Renatino' e chi era il Cardinal Poletti

Il 'Renatino' a cui si riferisce la telefonata altri non era che Renato De Pedis, il boss della Banda della Magliana, mentre il Cardinal Poletti era un ex Presidente della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana (nella foto, alla destra del Papa).

Sant'Apollinare

Fu così che si scoprì che, effettivamente, un criminale come De Pedis era stato sepolto a Sant'Apollinare, accanto a cardinali e altre personalità vicine al Vaticano. Ci si chiedeva, allora come oggi, come fosse possibile senza l'intercessione di personalità forti della Chiesa vaticana.

Parlano i pentiti

A sostenere il coinvolgimento della Banda della Magliana nel rapimento della Orlandi erano anche alcuni pentiti, ex membri dell'organizzazione. Uno degli esponenti di spicco della banda, Antonio Mancini, rivelò ai magistrati di essere venuto a conoscenza del fatto che "la ragazza era roba nostra, che l’aveva presa uno di noi".

Una questione di soldi

Il collaboratore di giustizia collegò il rapimento al tentativo da parte della banda di fare pressione sul Vaticano e ottenere la restituzione di ingenti somme di denaro investite nello IOR, l'istituto finanziario del Vaticano, attraverso il Banco Ambrosiano (soldi che non vennero mai restituiti).

La pista dei servizi segreti

Nel 2011, il Banco Ambrosiano viene chiamato nuovamente in causa da una telefonata anonima durante un programma radio in cui era ospite Pietro Orlandi: un uomo che sosteneva di essere un ex agente del servizio segreto del Sismi, il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare, afferma che il rapimento della giovane fosse da vincolare alla morte del banchiere Roberto Calvi (nella foto), ucciso a Londra il 18 giugno 1982, e quindi al fallimento della banca privata legata all'IOR.

Maurizio Abbatino e la pista del denaro

Che esistessero legami tra la Banda della Magliana ed esponenti del Vaticano lo conferma poi anche un altro pentito, Maurizio Abbatino, definendoli in un'intervista a Repubblica "rapporti solidi, di primo livello", che coinvolgevano eminenti personalità, del calibro di Agostino Casaroli, futuro segretario di Stato della Santa Sede (nella foto, insieme a Ronald Reagan). "Sul rapimento ora parli il Vaticano" dichiarerà l'ex della Banda.

L'Istituto Opere Religiose e Paul Marcinkus

Anche la compagna di De Pedis, Sabrina Minardi, conferma il ruolo giocato dalla Banda della Magliana nella vicenda: la donna accusa proprio 'Renatino' di aver rapito e poi di aver tolto la vita alla giovane Emanuela, su ordine di monsignor Paul Marcinkus, che allora era a capo dell'IOR. Il movente? Mandare un chiaro messaggio a "qualcuno molto in alto".

2015: l'inchiesta viene archiviata di nuovo

Le rivelazioni di Sabrina Minardi, però, sono un po' confuse, la sua testimonianza non sembra solida e non convince gli inquirenti. L’inchiesta nata dalle dichiarazioni della donna venne archiviata nel 2015, ma la pista del collegamento con la Banda della Magliana e il Vaticano, in quegli anni, è comunque quella più tirata in ballo.

L'incontro tra Pietro Orlandi e Ali Agca

Nel frattempo, con il forte desiderio di far luce sulla vicenda, Pietro Orlandi nel 2010 si reca in carcere per incontrare Ali Agca. Il terrorista gli conferma che il rapimento di sua sorella era stato opera dei Lupi Grigi, ma aggiunge un dettaglio: l'ordine diretto partiva dal Vaticano. Il perché? Agca non glielo dice, ma lo invita a chiederlo ad un cardinale.

Il Cardinale

Il cardinale in questione era il Cardinal Giovanni Battista Re. Agca disse anche che il cardinale sapeva tutto del sequestro e che la Orlandi stava bene e viveva in Svizzera. Il cardinale, però, nega tutto.

Entra in scena il fotografo

Nel 2015 entra in scena il fotografo Marco Accetti, già noto alla cronaca per il suo coinvolgimento nella morte di un bambino di 11 anni, avvenuto sempre nel 1983. In un colloquio volontario con un magistrato della Procura di Roma, fornì le indicazioni che portarono al ritrovamento di un flauto che, disse, sarebbe stato di Emanuela Orlandi. Il DNA sullo strumento, però, era troppo esiguo e non fu possibile accertarlo.

Ricatti e vendette in Vaticano

Accetti disse di conoscere l'ubicazione del flauto perché lui stesso aveva partecipato al rapimento e che quest'ultimo andasse inquadrato nella trama di ricatti e vendette tra due fazioni all'interno del Vaticano: quella a sostegno del Papa nella sua politica anti-comunismo e quella filo-comunista. Il rapimento di Emanuela sarebbe stato, insomma, il mezzo utilizzato da una per fare pressione sull'altra.

La morte di Katty Skerl

Accetti riconobbe come responsabile del rapimento la fazione pro-comunismo, a cui l'altra fazione avrebbe risposto l'anno successivo con la morte di un'altra giovane, la 17enne Katty Skerl, figlia di un regista svedese, attivista femminista, iscritta alla federazione giovani comunisti.

Il dettaglio della maglietta

Durante il colloquio con il magistrato, Accetti accennò anche alla scritta sulla camicia indossata da Katty Skerl al momento della sepoltura (Via Frattina 1982), un dettaglio che, a prima vista, sarebbe potuto sembrare insignificante. Eppure, quella scritta, un riferimento alla storica strada del centro di Roma (nella foto), sull'etichetta di quella camicia non era un dettaglio sconosciuto agli inquirenti.

Le lettere degli anni Ottanta

Il riferimento a Via Frattina, storica strada al centro di Roma, era già presente in una lettera ricevuta negli anni Ottanta dalla famiglia Orlandi, firmata dall'organizzazione Fronte Turkesh. Secondo Accetti, la fazione vaticana che sosteneva l’anticomunismo aveva usato quel dettaglio della camicia per mandare un segnale alla fazione contraria.

Un altro mistero?

Accetti aggiunse anche un altro particolare, che in quel momento, però, non fu comprovato: che il corpo della giovane Katty Skerl era stato fatto sparire per poter eliminare proprio quella camicia e il dettaglio dell’etichetta e occultare il nesso tra i due casi.

Le lettere del 2013

In tale frangente, i giornali ricordarono un altro episodio del 2013, quello delle due lettere recapitate a un’amica di Emanuela Orlandi e alla sorella di Mirella Gregori: "Non cantino le due belle more per non apparire come la baronessa e come il ventuno di gennaio martirio di Sant’Agnese con biondi capelli nella vigna del Signore"

Le interpretazione del testo

Secondo alcune interpretazioni del criptico testo delle lettere, la donna bionda era proprio Katty Skerl, il cui corpo fu ritrovato, appunto, in una vigna, mentre le due "more", invece, erano Mirella Gregori e, appunto, Emanuela Orlandi.

Skerl e i bulgari dell'attentato di Papa Wojtyła

Dal Corriere della Sera giunge, in quel periodo, un'altra scoperta che, in un certo modo, collega il caso al Vaticano: Katty Skerl era compagna di classe della figlia di uno dei tre uomini bulgari implicati nelle indagini sull’attentato di Papa Wojtyła.

Pignatone ottiene l'archiviazione del fascicolo

L'allora Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, non considerò attendibili le rivelazioni di Accetti e chiese e ottenne dal giudice per le indagini preliminari l’archiviazione del fascicolo di indagine, nonostante l'opposizione dell'allora Procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo.

Il controllo della Polizia

A luglio 2022, dopo un controllo effettuato dalla polizia nel cimitero del Verano, arriva un'altra scoperta che infittisce ulteriormente il mistero che circonda le vicende di quel periodo: le forze dell'ordine scoprono che i resti di Katty Skerl sono spariti nel nulla.

I dubbi di Giancarlo Capaldo

Intervistato dal Giornale, l'ex Procuratore Aggiunto Giancarlo Capaldo si chiede: "Per quale motivo la polizia è andata a fare questo controllo al Verano? [...] Mi sembra molto strano che una famiglia decida dopo 40 anni di trasferire dei resti, piuttosto c’è da chiedersi se non stessero cercando qualcosa."

"Vatican girl – La scomparsa di Emanuela Orlandi"

È in questo groviglio di complotti, vendette, ricatti e scambi di favori che si inserisce il filo conduttore della nuova docuserie di Netflix "Vatican girl – La scomparsa di Emanuela Orlandi". Analizzando le piste che prevedono il coinvolgimento nella vicenda di un membro delle alte sfere del Vaticano, la docuserie prospetta anche un'altra possibilità: quella che il movente sia stato di tipo se**uale.

Nella foto: il fratello di Emanuela, Pietro

'Vittima di quel giro'

Già nel 2012 padre Gabriele Amorth (nella foto), in un'intervista a La Stampa, aveva parlato dei festini nella sagrestia della Basilica di Sant'Apollinare (dove sarà seppellito De Pedis), nei quali era coinvolto come "reclutatore di ragazze" anche un gendarme della Santa Sede e un ambasciatore straniero in Vaticano. "Ritengo che Emanuela sia finita vittima di quel giro", dirà il prelato.

Dov'è la verità? La speranza di Pietro Orlandi

La nuova inchiesta della Santa Sede metterà sotto esame tutte queste piste. Ci chiediamo se la verità verrà alla luce e ci uniamo alle parole di Pietro Orlandi, pubblicate sul Corriere della Sera: "Mi auguro sia la volta positiva per arrivare a una soluzione per la verità: sono sempre stato convinto, e continuo ad esserlo, che in Vaticano ci sono persone a conoscenza di tutto con situazioni mai volutamente approfondite. Forse per la prima volta il Vaticano ha deciso di mettere un punto chiaro".

La giustizia vaticana

Se lo chiede Fabrizio Peronaci sul Corriere della Sera e se lo chiedono i familiari della vittima: la giustizia vaticana riuscirà a far luce su un fatto per cui quella italiana ha fallito per quasi 40 anni?

Ancora